8 luglio 2011

175.

Nonostante io abbia sempre avuto una grande cura nel maneggiare oggetti di qualsiasi fattura, e nel conservarli intatti negli anni e ormai nei decenni, trovo sempre un piacere catartico nel distruggere ciò di cui mi voglio liberare, rendendolo non solo inutilizzabile ma irriconoscibile. Ho cercato frequentemente di perseguire con impegno le mie scarse ma eterogenee doti creative, mentre è con naturalezza consolatoria che mi sono raramente abbandonato ai piaceri della distruzione. A parte la solita curiosità infantile nell'uccidere piccoli rettili, aracnidi e invertebrati, ho sempre avuto un'anomala attrazione per il fuoco, enorme ma costantemente controllata.
L'altro giorno mi sono liberato di una poltrona, armato di un paio di forbici e di un cacciavite. E qui arrivo al punto dove vi volevo portare con questa storiella. Per quanto possa essere intensa e brutale la mia forza distruttiva, o quella del fuoco, le viti andranno sempre e comunque svitate con un cacciavite. Vorrei che le mie parole e i miei pensieri fossero così impeccabili nella logica da costringere a stare al mio gioco chi li volesse smontare o distruggere.

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